Marche Cucina tipica regionale e contesto storico-culturale dell'agroalimentare: D’in su la vetta della torre antica

Marche Cucina tipica regionale e contesto storico-culturale dell'agroalimentare: D’in su la vetta della torre antica

Torre antica di Leopardi


D’in su la vetta della torre antica

Torre antica di Leopardi

Il campanile della chiesa di Sant’Agostino, il nobile palazzo Leopardi, la piazza del Sabato del villaggio: il borgo di Recanati, colmo di suggestioni storiche e letterarie, è forse il più celebre tra le centinaia di piccole città gioiello disseminate sul territorio marchigiano, la cui eccezionale densità urbana è frutto della secolare presenza di piccoli poderi e del fiorire di castelli e di pievi in epoca medievale. Le mura, la piazza, la rocca, la chiesa, il palazzo: elementi che si combinano a disegnare la fisionomia dei borghi, da San Leo a Fabriano, da Tolentino a Visso, da Corinaldo a San Severino, ma anche dei centri storici delle città maggiori. Ed è tra queste antiche mura che si è sviluppata la gastronomia delle Marche. Già dagli antipasti emerge il carattere vigoroso e insieme raffinato della cucina regionale: ne sono squisito esempio le olive all’ascolana, farcite con un ricco ripieno di carne e fritte, spesso proposte a completare un tagliere di salumi e formaggi locali. Il fritto domina l’apertura di un pranzo tipico – frittate, frittelle di pesce e di carne, fiori di zucca, cascioni pieni di erbe e formaggio – ma non mancano i crostini, conditi con le rigaglie, con i funghi o con la salsa di tartufi, e gli antipasti di mare. Nei primi piatti si rivela interamente la complessa personalità della gastronomia marchigiana: da un lato i sapori contadini, come quello delle zuppe di legumi, delle minestre di verdura, dell’acquacotta di ispirazione toscana e delle paste “povere”, condite con sughi semplici, insaporiti con salsiccia o pancetta; dall’altro il trionfo delle paste ripiene e dei sughi elaborati.

Tipicità della cucina marchigiana Accanto a piatti come i cappelletti e i maccheroni alla pesarese, dalla saporita farcia, i vincisgrassi sono probabilmente tra le specialità più note: si tratta di un sontuoso timballo di lasagne condito con un ragù a base di carni e frattaglie di vario genere e ammorbidito con abbondante besciamella. Nonostante l’apparenza fastosa, questo piatto è nato probabilmente per riutilizzare gli avanzi. Altrettanto complessa la vetrina dei secondi, che offre una panoramica sui più diversi tipi di carne: quella di maiale, rappresentata dall’immancabile porchetta e da piatti contadini come la polenta con costarelle e salsicce, quella di bovino, cucinata arrosto o in umido, quella dei volatili, dall’anatra al pollo, quella del coniglio e della selvaggina. Ma soprattutto l’agnello, preparato in decine di modi diversi: in gaggiotto, con aglio, salvia e rosmarino; al forno; ’ncip-’nciap, sorta di spezzatino in tegame; profumato con il tartufo o con lo zafferano; alla cacciatora, alla brace oppure fritto. Le costolette fritte sono componente essenziale del fritto misto all’ascolana, insieme alle olive e ai dolci cremini di latte. E dell’agnello si utilizzano anche le interiora, così come quelle del maiale e del vitello. Lungo il litorale i sapori del mare raccontano una tipicità antica: San Benedetto del Tronto e Porto San Giorgio sono tra i principali porti pescherecci dell’Adriatico, ma tutti i centri costieri, piccoli e grandi, perpetuano un’attività tradizionale radicata. Nascono qui i brodetti, preparati in modo diverso in ogni località: celebri quello di Ancona, ricco di pesci diversi, di pomodoro e di aceto, e quello di Porto Recanati, profumato di zafferano selvatico, ma anche quello piccante di Porto San Giorgio. E poi guazzetti, fritture, grigliate, pesci in salsa o marinati, ma soprattutto frutti di mare, dalle crocette, i murici tipici dell’Anconetano, alle cozze: da provare i móscioli selvatici di Portonovo, mitili raccolti sugli scogli del Conero. La pasticceria conferma la creatività dei Marchigiani in cucina: numerosi ingredienti si uniscono in dolci come il bostrengo, preparato in innumerevoli varianti con riso e altri cereali, cioccolato, frutta secca e fresca, la crescia sfogliata, simile a un ricco strudel, i tanti tipi di ravioli dolci o le beccute, a base di farina gialla, uva passa e fichi secchi. I fichi, insieme a noci, mandorle e mosto cotto danno vita anche al prelibato lonzino o salame di fico, così chiamato per la sua caratteristica forma. Non mancano i dolci semplici, da quelli a base di latte, come i cremini, alle frittelle, dalle tante varietà di biscotti al tipico e diffusissimo ciambellone


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